La canapa è legata alla storia dell'uomo fin dall'antichità. Dai riti spirituali e religiosi, fino all'utilizzo medico o ricreazionale dei giorni nostri, passando per la guerra ideologica e la persecuzione dei consumatori. Senza dimenticare che per decenni è stata una delle piante più coltivate al mondo, per la produzione di tessuti, cibo per animali e molto altro. In questo articolo cercheremo di capire di più sulla storia della Cannabis in Italia e nel mondo, il suo impatto sulle società e la guerra proibizionistica che continua a coinvolgerla.
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Indice
La Canapa e l'uomo
I primi riferimenti scritti della convivenza tra uomo e cannabis li troviamo nell'antico testamento della Bibbia, più precisamente nell'esodo 30-22, in cui si parla di "Canna aromatica" (Kaneh bosm in ebraico). Nel racconto Dio da a Mosè le istruzioni per lavorare questa canna aromatica, insieme a cannella e olio d'oliva, con lo scopo di creare un olio per l'unzione sacra.
Ma in realtà le prove di convivenza tra cannabis e uomo sono molto più antiche. Sono stati ritrovati infatti fossilizzati dei semi di questa pianta in una grotta in Romania, datati a circa 10 mila anni fa. Ancora più antico il ritrovamento sull'isola di Taiwan di alcuni strumenti di lavorazione della cannabis, e di alcuni scritti cinesi, che parlano di coltivazione e filatura della pianta.
L'inizio del rapporto tra cannabis e uomo quindi é da collocare con i primi insediamenti nell'Asia centrale di società agricole umane. Ma anche nel nostro territorio, in Italia, per la precisione nei pressi del lago di Albano nel Lazio, sono stati trovati fossili che ne dimostrano la presenza a circa 10 mila anni fa.
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L'uso in medicina della cannabis
I primi utilizzi della canapa in campo medico, secondo alcuni scritti ritrovati in Cina, risalgono al 2737 A.C. Nello specifico, le istruzioni dell'imperatore Shen Nung, consigliavano l'uso del "Ma" (cannabis in cinese) per trattare gotta, malaria, reumatismi ed altre patologie. Tutt'oggi, il termine "anestesia" in cinese è composto da due caratteri che significano rispettivamente "cannabis" e "intossicazione".
Intorno al 2000 A.C. anche gli Egizi utilizzavano la cannabis in campo medico, come suggerito dal Papiro medico di Erbers. Troviamo poi citazioni del suo utilizzo terapeutico anche nel trattato medico di Nerone e nel documento di Galeno.
La cannabis viene anche citata nel 1200 da Papa Giovanni XII, che la inserì in un suo trattato medico, come rimedio per l'otite. Da li a poco però il crescente potere ecclesiastico del cristianesimo portò alla criminalizzazione della pianta. Nel 1484 Papa Innocenzo XIII appellò la cannabis come "malefica" e ne vietò l'uso medico.
L'uso terapeutico in occidente è tornato ad essere presente grazie al medico irlandese William Brooke O'Shaughnessy, che dopo anni di studio in India, e alcuni articoli sul tema, scrisse nel 1839 una relazione in cui spiegava le applicazioni e i benefici, tra cui l'utilizzo per il trattamento dell'epilessia, reumatismi, tetano e dolore.
Oggi la Cannabis Terapeutica è prescritta legalmente in vari paesi, tra cui Italia, Australia, Brasile, Canada, Cile, Colombia, Albania, Canada, Grecia, Israele, Nuova Zelanda, Paesi Bassi, Perù, Polonia, Regno Unito.. Negli Stati Uniti in 37 stati federali, 4 territori e nel distretto della Columbia.
L'uso ricreativo della Cannabis
Essendo che si trovano riferimenti alla cannabis fin dai primi insediamenti rurali, e che da sempre alcune sue varietà hanno effetti psico-attivi, si può dedurre che da sempre, cioè da quando la conosce, l'uomo ne abbia anche fatto un uso ricreativo, per lo più associato alla spiritualità, ritualità e sciamanesimo.
La prima testimonianza dell'utilizzo ricreativo della Cannabis lo troviamo in degli scritti del 440 A.C. di Erodotto di Alicarnasso, ma in realtà già nel 1200 A.C. in India, alcuni scritti parlavano di Ganja (la marijuana) e Bhang (una bevanda composta di cannabis, miele e spezie), usati per scopi medici, ma anche religiosi e spirituali.
Anche nel Rastafarianesimo ci sono vari riferimenti all'utilizzo di cannabis ad uso spirituale e ricreazionale, con la pianta sacra che cresceva sopra la tomba di Re Salomone (800 A.C).
A partire dal 1400 in occidente la cannabis venne vietata o comunque perseguita per mano del sempre maggiore potere ecclesiastico del cristianesimo e del sacro romano impero. Tornò sotto i riflettori nel vecchio continente nel 1700, quando Napoleone invase l'Egitto, dove i soldati francesi riscoprirono la cannabis (e l'hashish) ad uso ricreazionale. Il suo utilizzo dovette essere vietato da Bonaparte, che non evitò tutta via la nuova diffusione della cannabis in Europa, a partire dagli scrittori francesi.
Il primo stato al mondo a legalizzare la Cannabis ad uso terapeutico è stata la California, nel 1996. Oggi l'utilizzo della cannabis a scopo ricreativo è legale in Canada, Georgia, Germania, Malta, Messico, Sud Africa, Thailandia e Uruguay. Negli Stati Uniti è legale in 19 stati, due territori e nel distretto di Columbia. In Australia è legale solo nel Territorio della capitale australiana.
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L'uso industriale della Cannabis
La Canapa ha fatto per centinaia, anzi migliaia, di anni la differenza per le sue più varie applicazioni. Le sue fibre, lavorate, sono utilizzate per fare tessuti, corde, bioplastiche, carta, isolanti, oli, combustibili e molto altro. Le sue sementi sono da sempre un mangime per animali di ogni tipo, non che una fonte di nutrienti anche per l'uomo.
Le prime coltivazioni di cannabis ad opera dell'uomo sono datate a circa 10 mila anni fa, in diverse parti del mondo. La canapa si è diffusa grazie alla sua resistenza e versatilità, che la rendono una pianta forte e dalle mille proprietà.
Pensate che alla fine del 1800, Henry Ford, fondatore della famosa casa automobilistica americana, realizzò un modello di autovettura completamente realizzata in fibra di canapa e alimentata ad etanolo di canapa. Prevalse però l'industria del petrolio e dei derivati.
Le bozze della Carta di indipendenza degli Stati Uniti vennero stampate su carta di canapa, come la Bibbia di Gutemberg.
L'Italia è stata ai vertici della produzione di cannabis negli anni '30 e '40. Coldiretta stima in quasi 10 mila ettari le coltivazioni presenti all'epoca nel nostro paese, e questo lo collocava al secondo posto al mondo, dopo l'Unione Sovietica.
Nel 1975 la legge Cossiga ne vietò la coltivazione, e la cannabis sparì quasi del tutto dal nostro paese, anche in seguito al precedente avvento delle fibre sintetiche, e dalla guerra crescente contro la cannabis a livello mondiale.
Oggi la canapa industriale è utilizzata in quasi tutto il mondo per fabbricare carta, Bio-Plastica, mattoni, isolanti, tubi, tinte, vernici, calcestruzzo (10 volte più forte, 3 volte più elastico e pesa la metà di quello normale), mangimi, oli, ed è considerato un Super Food, ovvero un cibo dalle eccezionali proprietà nutritive.
La persecuzione della Cannabis
Di solito si attribuisce l'inizio della persecuzione della Cannabis al proibizionismo americano degli anni '30, ma in realtà sono documentati provvedimenti per vietare il suo utilizzo o la coltivazione a partire dal 1400, in territori arabi e africani.
Le prime norme per vietare la cannabis in Europa sono attribuibili a Napoleone Bonaparte, che ne dovette vietare l'utilizzo ai suoi soldati, i quali ne divennero appassionati durante l'invasione dell'Egitto, e che contribuirono alla seguente diffusione nel vecchio continente.
Il primo paese e vietarne la coltivazione ufficialmente fu proprio l'Egitto, nel 1879, seguito negli anni successivi da Grecia (1890), Giamaica (1913) e Sud Africa (1928). Questi ultimi furono condizionati nella decisione in quanto colonie del Regno Unito, che tentò di apportare le stesse leggi in India.
Un evento significativo, tanto da essere identificato come "l'inizio della guerra alla cannabis", arriva con il proibizionismo americano che, dopo aver tentato di proibire l'alcool tra il 1919 e il 1933, senza riuscirci, vira il divieto sulla marijuana.
Negli anni seguenti, alcuni giornalisti e dirigenti produssero massicce campagne discriminatorie, razziste e di demonizzazione della cannabis, associandola agli immigrati del sud America e ai neri, che a loro dire commettono la maggior parte dei reati.
Nel 1937 gli Stati Uniti emanarono il Marihuana Tax Act, che non vietava la coltivazione, ma la tassava pesantemente, è questo diede via al percorso discriminatorio che portò l'OMS nel 1947 a dichiararla priva di valore terapeutico.
Il cambio di passo a livello mondiale vero e proprio però è avvenuto nel 1961, quando l'ONU stipulò un trattato internazionale, firmato da 183 paesi, chiamato Single Convention Drug Act. Questo documento imponeva agli stati membri di eliminare le coltivazioni di cannabis entro il 1986. Ma non solo. Il provvedimento inseriva la cannabis tra le droghe più pericolose, e la definiva ufficialmente sostanza "priva di valore terapeutico o estremamente ridotto".
Negli anni successivi negli USA si inasprì la persecuzione della pianta, prima con Truman, poi Nixon negli anni '60 e '70 e Reagan negli anni '80. A partire da George Bush, seppure continuando e anzi ampliando le risorse destinate alla lotta alla droga, coinvolgendo anche i servizi segreti, iniziarono a cambiare i toni. E anche nel resto del mondo.
A partire dagli anni '90 infatti, attivisti per i diritti umani, scrittori e artisti avviarono una discussione che portò, tra le altre cose, alla legalizzazione della cannabis terapeutica in California, nel 1996.
In Europa, la guerra alla cannabis arrivata da oltre oceano continuò per vari percorsi distinti per ogni nazione. Nei Paesi Bassi ad esempio, già nel 1972 venne avviata una discussione sulla cannabis e derivati, che portò nel giro di pochi anni alla nascita dei Coffee Shop, negozi in cui è possibile comprare marijuana e hashish a scopo ricreativo. Queste norme sono ancora in vigore nel paese, in cui non è legale, ma è tollerato.
In Italia, che alla fine degli anni 30 era il secondo produttore mondiale, si iniziò la guerra alla cannabis più o meno parallelamente agli Stati Uniti. Dagli anni '30 infatti iniziò la campagna mediatica e repressiva, dapprima inseriti nelle sostanze velenose aventi azione stupefacente, l'hashish e la marihuana erano etichettati come "nemici della razza" e "droga da negri".
Dagli anni '40 fino ad oggi si sono susseguiti provvedimenti che inasprivano o alleggerivano le normative sulla cannabis. La coltivazione e lavorazione sono gradualmente tornati ad essere autorizzati, ma solo nelle varietà prive di sostanza drogante (THC), e al solo scopo tecnico, industriale o alimentare. L'uso e il possesso sono stati negli anni ciclicamente variati da reati penali a amministrativi e viceversa. Mentre lo spaccio è stabilmente indicato come reato penale. Ad oggi, il solo possesso è un reato amministrativo. La cannabis con THC in Italia può tuttavia essere venduta dietro prescrizione medica per alcune patologie.
Precedentemente al governo Meloni erano stati depositati alcuni disegni di legge per la legalizzazione, e sono state raccolte le firme per un referendum, bocciato però dalla corte suprema. Con l'avvento del nuovo governo non solo è stata cancellata qualsiasi idea di legalizzazione della cannabis, ma stanno cercando di vietare la vendita di infiorescenze di cannabis light, priva di sostanza drogante, venduta liberamente in quasi tutta Europa. Questo si pensa principalmente per un pregiudizio ideologico, che vedeva gli attuali esponenti del governo, contrapposti politicamente ai "centri sociali", tacciati come drogati che fumano le canne, impegnati tra le altre cose per la legalizzazione della cannabis.
La cannabis ai giorni nostri e il suo futuro
Oggi il proibizionismo verso la cannabis è ancora presente, anche se in molti stati sta diventando legale e si pensa questi aumenteranno. Esistono però ancora molti paesi in cui rimane illegale, anche fortemente, con la possibilità di rischiare non solo guai giudiziari e carcere, ma anche la pena di morte, come ad esempio in Birmania.
Senza andare però troppo lontano con i pensieri, soffermandoci sul nostro paese, sono tutt'altro che "moderne" le scelte dell'attuale esecutivo, per cui una delle battaglie più grandi da portare avanti è proprio il proibizionismo. Ma quello proprio antico, a livello dei primi sostenitori del proibizionismo statunitense di inizio '900. A un livello tale che li ha portati a inserire una legge per vietare la commercializzazione della cannabis light, la versione senza sostanza drogante, senza preoccuparsi di danneggiare un giro d'affari di qualche milione di euro all'anno.
Se per l'alcool si ignorano i danni, visto che è a disposizione di tutti, a partire dai giovanissimi, per ragioni principalmente economiche, nel caso della cannabis invece si vieta persino quella light. Come vietare la vendita della birra analcolica.
Nel mondo sempre più stati stanno decidendo di legalizzare la cannabis, anche a scopo ricreativo. Questo perché la comunità scientifica è sempre più concorde sul fatto che, oltre alle comprovate e indiscutibili applicazioni mediche, la cannabis non vada inserita tra le droghe. Sono più o meno della stessa opinione anche altre organizzazioni, come l'OMS e l'ONU, che però non si sono ancora ufficialmente mosse a causa di divergenze interne e pressioni.
Nessuno mette in dubbio che le dipendenze, di qualsiasi tipo siano, vadano curate e prevenute. E seppure consapevoli che, sempre scientificamente, è dimostrato che la cannabis non crea alcun tipo di dipendenza fisica, cosa che invece fanno cocaina e oppiacei, ma anche semplicemente la nicotina, non si può negare che dal punto di vista psicologico possa crearsi assuefazione.
Ma questo vale anche per altri aspetti umani, come la dipendenza dal sesso, o dalla tecnologia, o da un social network, o dal cioccolato!
Legalizzare la cannabis, anche ricreativa, in Italia vorrebbe dire sfoltire le pratiche dei tribunali e indebolire la malavita organizzata, ma anche la possibilità di reindirizzare l'attenzione delle forze dell'ordine. Ad esempio concentrandosi appunto sulla criminalità organizzata o i reati finanziari e umani.
Molti stati, numeri alla mano, stanno prendendo questa direzione, come ad esempio la Germania, o molti stati federali degli Stati Uniti. Le statistiche dicono che lo spaccio di cannabis e hashish viene praticamente azzerato, costringendo le organizzazioni criminali a concentrarsi su altri tipi di sostanze meno richieste. La "normalità" della cannabis ricreativa inoltre sembra disincentivare l'interesse delle generazioni più giovani, rispetto ai paesi in cui invece è vietata.
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Mentre in nazioni come i Paesi Bassi un normalissimo signore di 60 anni con il maglioncino al collo può tranquillamente sorseggiare un caffè, leggendo un giornale e fumando cannabis seduto in un coffee shop, senza nemmeno il bisogno di una legge che lo permetta, nel nostro paese la classe politica si preoccupa di fare la guerra stile proibizionismo americano anni '70 persino alla cannabis light, mettendo tra l'altro a rischio anche tutto il settore puramente industriale destinato alle varie applicazioni. Un settore in cui l'Italia negli anni '40 era il secondo paese al mondo, per un prodotto che oggi potrebbe ancora fare la differenza a livello globale. Ma ormai non è più così. Le poche aziende sopravvissute all'ignoranza costituiscono comunque un importante giro d'affari da milioni di euro all'anno, considerando anche l'indotto. Gente che lavora, minacciata dalle prese di posizione ideologiche senza fondamenti scientifici, medici o giuridici.
A voi le conclusioni..
Fonti
- Clinn: la storia della Cannabis